Progetto: Medicina pre- e non ippocratica

Il dibattito epistemologico del V e IV secolo fu tra i contributi più importanti del pensiero greco allo sviluppo della scienza. Spesso, tuttavia, i trattati epistemologici divenuti canonici dopo essere stati inclusi nella cosiddetta raccolta ippocratica hanno poco o nulla a che fare con la medicina come cura concreta delle malattie. Si deve infatti respingere l’idea di un’identità univoca della medicina: le sue forme, infatti, possono apparire uniformi e interconnesse, ma sono in continuo sviluppo e hanno finalità differenti. Alla fine dell’età arcaica esse sviluppano i propri codici linguistici, stilistici e operativi anche sotto l’influenza di una struttura sociale in trasformazione, con nuovi modelli politici ed economici e un pubblico in cambiamento. La medicina si sviluppa con gli eventi, le situazioni, le persone.

Ciò che conosciamo come Corpus Hippocraticum è un oggetto anomalo e incomprensibile che va decostruito, con la sua sproporzione interna, il suo linguaggio in evoluzione a volte sofisticato a volte rudimentale oppure altamente concettuale o informativo, che spazia dalla raffinatezza linguistica e semantica di un Gorgia alla nota elementare su una tavoletta lignea dei medici itineranti. Le opere più sofisticate fanno uso di moduli di successo ed unità standardizzate, adoperano un linguaggio e delle strutture sintagmatiche e stilistiche che sono stati sperimentati altrove (ad esempio dal movimento sofistico e nel dibattito filosofico) e vengono utilizzati come strumenti adeguati alla nuova congiuntura storica, sociale, politica e intellettuale, o sedicentemente illuministica.

L’ “altra” medicina è invece radicata in un ambiente popolare forse non troppo di moda; essa rinuncia alle ambizioni e alla rigorosa determinazione della “forma scientifica” per offrire strutture ipotattiche e risorse al serialismo, corrispondente a un modo di pensare e concepire, e non solo di esprimere il pensiero.

Questa medicina “alternativa” consegue la propria identità per il fatto di essere costretta a operare empiricamente e a formulare in forma scritta il proprio contenuto per la consultazione immediata e a fini pratici: è la medicina delle iscrizioni, delle ricette, dei papiri magico-medici, dei trattati tecnici del Corpus Hippocraticum che mostrano una struttura additiva.

La medicina greca era infatti un’attività multiforme, che nel V secolo da un lato subì una trasformazione basata su “una rivoluzione concettuale”, sfociata nella comprensione dei paradigmi ma con limitate conseguenze pratiche, dall’altro si aprì ad altri campi di attività, le cui radici risiedevano maggiormente nelle professioni consolidate e il cui progresso dipendeva dalla pratica – per non dire la sperimentazione – che gli artigiani avevano introdotto e continuavano a promuovere.

Mentre un’indagine dettagliata di questi argomenti sarebbe impossibile per un singolo studioso, richiedendo la cooperazione e una prospettiva più ampia, il concentrarsi su alcuni dei “perdenti” nella medicina greca può costituire un utile primo passo rispetto alla storia dei vincitori, che è stata spesso privilegiata. I “vincitori” – analogamente a quanto avvenne, per esempio, con la tragedia e la commedia greca – sono quegli autori che, per diverse ragioni, non sempre a noi comprensibili, furono ritenuti i principali rappresentanti di una disciplina, e i cui lavori vennero quindi selezionati per la conservazione e la canonizzazione. Quasi tutti gli altri furono condannati a scomparire, ed è una fortuna che in alcuni casi disponiamo di un certo numero di frammenti e testimonianze che ci offrono un quadro di ciò che avvenne al di fuori dell’inner circle.

Per quanto riguarda la documentazione letteraria su questa produzione estranea all’inner circle, che nel nostro caso può essere identificato con il Corpus Hippocraticum, ecco alcuni dei principali autori della Grecia arcaica e classica i cui testi devono essere raccolti, editi e interpretati all’interno di un più ampio quadro comune:

  1. Alcmeone di Crotone, Democede di Crotone, Acron di Agrigento, Filistione di Locri, Hippo di Samo, Filolao di Crotone; Empedocle, Diogene di Apollonia, Archelao, Democrito; a costoro vanno aggiunti alcuni autori minori, come Ninia egiziano, Euriphon di Cnido, Erodico di Cnido, Siennesis di Cipro e altri;
  2. Omero, Esiodo, la poesia lirica;
  3. le iscrizioni scelte con guarigioni provenienti sia dai santuari (in particolare quelli di Asclepio) sia da altri siti, e una limitata quantità di altre iscrizioni di argomento medico.

Tale raccolta di frammenti di “medici” pre- e non ippocratici (o di autori con un particolare interesse per argomenti medici) è destinata a colmare una lacuna nel campo della medicina antica e degli studi classici. L’opera di Max Wellmann Die Fragmente der sikelischen Ärzte Akron, Philistion und des Diokles von Karystos, Berlin 1901, non è aggiornata (solo la sezione post-ippocratica su Diocle è stata rimpiazzata), e il secondo volume del suo Fragmentsammlung der griechischen Ärzte, che avrebbe dovuto contenere “i frammenti dei medici più antichi, provenienti da scuole diverse”, non è mai stato pubblicato.